Renoir: Un paesaggio mozzafiato

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Caro lettore, cosa dire di quest’opera? Sai che il mio scopo è solo la divulgazione del bello e questa opera magnifica svolge egregiamente questo compito. Credo che in un mondo come quello in cui stiamo vivendo ci sia bisogno di bellezza fine a se stessa, perché troppo di quel che vediamo è legato a violenza e cattiveria. Riempiamo la nostra anima con l’arte.

Renoir, nato a Limoges, sesto dei sette figli di Léonard e Marguerite Merlet, un sarto e un’operaia tessile, visse dall’età di quattro anni a Parigi. A quattordici anni, avendo dimostrato interesse per l’arte, fu indirizzato dal padre alla decorazione della porcellana, campo nel quale egli diede buona prova delle sue abilità. Il padre, nella speranza che diventasse un buon artigiano, gli permise di seguire dei corsi serali di disegno.

Grazie all’aiuto del maestro Charles Gleyre, fu ammesso nel 1862 all’Ecole des Beaux-Arts: qui conobbe Alfred Sisley, Jean-Frédéric Bazille e Claude Monet, con i quali iniziò presto a recarsi a Fontainebleau per dipingere en plein air. En plein air è un’espressione francese che indica un metodo pittorico in voga soprattutto nell’Ottocento europeo e che fu grandemente utilizzato dalla corrente pittorica degli impressionisti.

Il principio base della pittura en plein air è quello di dipingere all’aperto per cogliere le sottili sfumature che la luce genera su ogni particolare e quindi di cogliere la vera essenza delle cose.

Grazie a Esmeralda che danza, un’opera poi perduta (forse distrutta dall’artista stesso[1]), nel 1864 fu ammesso al Salon: nonostante le successive commissioni ricevute, non era però in grado di mantenersi autonomamente.

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