Edward Hopper: La capanna del silenzio (Cape Cod Morning) 1959

Non so se il mio giudizio possa essere all’altezza in questo ambito così complesso, io giudico Edward Hopper il miglior artista realista americano, nelle sue opere riesco a percepire la cruda realtà espressa in modo così freddo e distaccato eppure chiarissima.

Avendo avuto modo di osservare diverse sue opere ho notato che la solitudine la fa da padrona, scenari molto simili seppure totalmente differenti, uffici, treni, vetrine, locali pubblici o luoghi isolati come un distributore di benzina lungo qualche strada sconosciuta… Spesso sono delle belle donne a rendere piena la scena delle sue opere eppure non sono le protagoniste perché servono all’artista unicamente per esprimere la solitudine. Nei casi in cui decida di immortalare più personaggi rende chiaro il concetto della non interattività tra gli stessi, siamo tutti pedine di una scacchiera ma non interagiamo tra noi, non nel modo corretto almeno. Per quanto le sue opere siano ricche di colori brillanti, lo sono nel campo dei colori freddi, questo sottolinea ancora di più la sensazione di inquietudine e disagio, un disagio messo in evidenza da un sapiente gioco di luci ed ombre che nasconde un senso di mistero percepibile in ogni sua opera.

John Dos Passos scrisse riferendosi ad Hopper: «Hopper stava seduto nello studio per ore bevendo tè. Ogni tanto sentivo che era sul punto di dirmi qualcosa, ma poi non lo faceva»

Da queste parole possiamo capire quanto della personalità di Edward fosse infuso nelle sue opere, un artista vero con tanti chiaroscuri.

La capanna del silenzio è un esempio classico della sua arte, la bella ragazza guarda il mondo da dietro un vetro, un mondo bello e verde ma con tanto scuro che lascia presagire l’ignoto, lei non interagisce con nessuno e tanto meno con l’ambiente, è sola ed appare sconsolata eppure curiosa…

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